A fine 2017, complessivamente nelle 14 Città Metropolitane italiane, sono rimasti 10.322 dipendenti, avendo perso nel passaggio da Province quasi un terzo del personale, che nel 2014 raggiungeva 14.724 unità.
Il personale che resta ha un età media di 53,6 anni e si arriva a 57,9 a Messina. Gli over 60 rappresentano il 20,1% del personale, ma a Reggio Calabria si arriva al 32,7% e a Catania il 31,3%. Meno drammatica la situazione generazionale per Venezia (dove gli over 60 rappresentano l’11%), a Firenze (12,1%) e a Torino (12,8%). Nel complesso, gli under 35 rappresentano invece il 1,1% del totale del personale sono ZERO in città come Cagliari, Palermo e Messina e 1 a Napoli. La città con più giovani è Roma, nell’ente metropolitano questi rappresentano il 3,2% del personale.
Anche il dato dell’anzianità di servizio è molto elevato: la media è di quasi 22 anni di anzianità e quasi uno su dieci ha cominciato a lavorare prima del 1983, quando nelle amministrazioni pubbliche i computer nemmeno esistevano.
Il personale in ruoli di dirigenza conta 179 unità a cui se sommiamo anche i 12 segretari generali arriviamo all’ 1,85% del totale del personale. Ciascun dirigente ha la responsabilità e il coordinamento di un numero medio di 53 persone, salvo situazione limite quale quella di Messina dove i dirigenti rimasti sono solo 2 e ciascuno di loro è di riferimento per 385 persone.
Ma il dato più drammatico è forse quello della formazione; i dipendenti delle Città metropolitane hanno ricevuto 0,9 giorni di formazione per ciascuno, media dietro alla quale si trovano le 3 giornate di formazione per chi lavora a Palermo e le 0,07 – praticamente nulla -per chi invece è impiegato a Genova.
Piuttosto bassa è anche la retribuzione media dei dipendenti degli enti metropolitani che con i loro 30.000 euro lordi annuali risultano essere pagati 4000 euro in meno della media della PA.